Nec in doloris quantitate stat differentia sed in ipso genere sensus; levissima enim commotio a fortissima scintilla omnino differt, licet haec plus doloris, quam illa afferat„ Riguardo dunque a ciò che concerne quel genere singolare di senso, a cui si è appropriato il nome abbastanza spiegante di commozione, altro non occorre che richiamarvi alle sperienze, che ho sopra descritte, ed invitarvi a ripeter tali prove. Aggiungerò qui solo che la scossa che si rileva dal mio gran Conduttore è così simile a quella di una boccetta di Leyden, che può ingannare qualunque fosse più versato nelle sperienze elettriche. Vorrei che Voi foste quì, caro Signore (come nella scorsa state vi foste, e lasciato mi avete belle speranze sì allora, che il seguente autunno, quando fui io a ritrovarvi a Ginevra di rivedervi un’altra volta a Como), e vi farei sentire delle scosse, che non potreste distinguere d’onde vengano, se da una boccetta carica, o dal mio Conduttore semplicemente, no, non potreste distinguere, fuorchè veggendo ciò che passa, e non veggendo nulla e. g. stando lontano dalla stanza ove io opero, e tenendo Voi due fili di ferro un colla destra, un colla sinistra, dovreste giocare a indovinare, e sì sbagliereste sovente.
Ma dunque non sarà vero ciò che dite, che a qualunque gran segno sia condensato il fluido elettrico in un Conduttore, e rarefatto in un’altro, il corpo per cui passando rimettesi in equilibrio non prova punto quel genere singolare di senso, che diciam commozione? Sì sarà vero dei Conduttori ordinarj, che non siano di grande capacità; non però di Conduttori capacissimi.
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