Ne viene da ciò, che se l’estrema rapidità con cui scorre, e trapassa il fuoco ci lasciasse accorgere della successione delle scosse da una in altra persona, troveremmo, che non sieguono già l’ordine o n m l, ma bensì che si fanno sentire simultaneamente prima ai due estremi o, ed a, indi a n e b, m e c; procedendo così verso il mezzo della catena.
Si è preteso, che quantunque lunga sia una tal catena di persone, tutte risentano la commozione egualmente forte: la verità è però, che a proporzione che la boccetta è più piccola, e meno carica, e d’altra parte più grande è il numero delle persone, quelle di mezzo, e a misura che si trovano men vicine alle faccie della boccia, cioè ai capi dell’una e dell’altra corrente, risentono minore la scossa. Così esser dee nella mia ipotesi. Il fuoco scaricato dall’uncino, che non è poi molto copioso, essendo la boccetta piccola, invade la prima, seconda, terza persona, si diffonde a tante, che trova già quasi comodo e sufficiente ricetto nella capacità delle medesime, e in varj sfoghi quà e là nel pavimento ec.: comincia dunque a farsi men grossa la corrente; meno per conseguenza scuote ed urta come più avanti procede, e giugne alle persone che stanno verso il mezzo della fila. Avviene lo stesso all’altra parte della fila: la persona che ne è capo comincia essa a somministrare il suo fuoco alla faccia esteriore della boccia che impugna: subentra la seconda a sollievo della prima, e così via via contribuiscono le altre; però gradatamente meno; atteso che qualche soccorso di fuoco viene anche dal pavimento su per i piedi di quelle prime persone, sicchè alle altre consecutive verso il mezzo della fila resta a dar tanto meno: dunque anche queste poco saranno scosse.
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