(B) A questa faccia resinosa immune da ogni elettricità si soprapponga convenientemente il suo scudo (così io chiamo la lamina superiore dell’elettroforo): cioè le si applichi cotal lamina o scudo in piano, collocandolo nel bel mezzo in modo, che non tocchi in alcun punto l’orlo metallico del piatto, ma rimanga isolato.
(C) Così congiunti essendo, si adattino sotto al filo conduttore dell’elettricità atmosferica in guisa, che lo scudo venga toccato dove che sia dal detto filo, esso solo lo scudo, e in niun modo il piatto.
(D) In questa situazione si lascino le cose per un certo tempo, finchè lo scudo possa aver raccolta competente dose di quell’elettricità, che dal filo conduttore gli viene molto lentamente instillata.
(E) Da ultimo sottraggasi al contatto e influsso del filo conduttore lo scudo tuttavia unito al suo piatto e combaciante la faccia resinosa; indi si disgiunga anche da questa, levandolo in alto al consueto modo per il suo manico isolante: e allora sarà che se ne otterranno gli aspettati segni cospicui di attrazione, di ripulsione, e di qualche scintilla eziandio, di pennoncelli ec. nel tempo che il conduttore di per se non giunge a mostrar nulla, o appena un’ombra di elettricità.
IV. Ho detto (§. prec. e D) che il filo conduttore debbe toccare lo scudo per un certo tempo. Quanto però, non è facile il determinarlo, dipendendo ciò dalle circostanze. Talora vi abbisogneranno 8, 10, e più minuti, quando cioè il conduttore da per se solo non fa vedere il minimo segno d’elettricità; altre volte più poco.
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