Che se un debole indizio pur vi comparisse, tantochè un leggier filo facesse cenno d’esserne attratto, basteria in tal caso lasciar in contatto di esso conduttore il nostro scudo sol pochi secondi, per abilitar questo a dar segni molto vivaci.
V. Una cosa si vuol osservare rispetto al filo conduttore medesimo, ed è ch’egli sia ben continuo, e se è possibile d’un pezzo solo dall’alto al basso fin dove viene a comunicare collo scudo: cioè si deve evitare assolutamente ogni interruzione, e il più che si può ancora le semplici giunture ad anello od uncino; per la ragione che ciascuna di tali giunture portando un qualche impedimento al passaggio dell’elettricità, avvenir può che quella che contrae il conduttore in alto s’arresti, nè giunga al luogo desiderato, cioè fino allo scudo. Così succederà diffatti ogni qual volta l’elettricità è debolissima, se in luogo d’un filo metallico continuo, una catena di più anelli da quello pendente venga a toccare cotesto scudo. Non si creda per questo che una sola giuntura o due possano egualmente ed ognora impedire la riuscita; ma ne verrà sempre del pregiudizio: e qualora l’elettricità fosse estremamente debole, potrebbe sì per l’indicato difetto mancare del tutto l’esperimento.
VI. Riguardo all’elettroforo da adoperarsi altre osservazioni rimangono, di cui ora mi convien parlare. E la prima accennata sopra (§. III. lett. A) si è che lo strato resinoso importa molto che sia sottile, avendo io sempre provato che quanto più lo è tanto maggior dose di elettricità permette, anzi fa che si raccolga nello scudo cui porta indosso, di quell’elettricità, dico, che gli s’infonde o dall’atmosfera per mezzo del filo conduttore, o da qualsivoglia altra potenza elettrica.
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