Ma se è stata già eccitata, e vi si mantiene tuttavia qualche parte dell’impressa elettricità conviene fare di tutto per ispegnerla; ciò che non è sì agevol cosa. Il passarvi sopra un panno alquanto umido, applicandolo ben bene a tutta la superficie, è un de’ mezzi più efficaci ch’io mi abbia trovato; pur non toglie talvolta che dopo qualche tempo lo scudo postovi sopra, e, previo il solito toccamento, rialzato, non attragga sensibilmente un filo. Lo stesso succede non di raro anche dopo aver tuffato tutto il piatto nell’acqua, lasciatovelo un pezzo, e quindi fattolo rasciugare all’aria. Lo squagliare la superficie della resina al fuoco o al sole, è forse il più sicuro spediente per farne svanire tutta quanta l’elettricità, sicchè non ne rimanga pur ombra o vestigio nella stessa resina, rassodata che sia 50. La maniera più spedita è di far passare sopra tutta la faccia della resina la fiamma di una candela, o d’un foglio di carta acceso. A qualunque però di tali mezzi uno si appigli, per accertarsi che l’elettricità sia spenta a segno che più non possa aver parte alcuna l’azione propria dell’elettroforo negli effetti che risultar debbono unicamente dall’elettricità infusa allo scudo dal conduttore atmosferico, converrà far prima la prova di posare esso scudo sulla faccia resinosa, toccarlo col dito, e rialzatolo quindi al consueto modo, vedere che non muova neppure un sottilissimo pelo: allora non producendo alcun effetto in qualità d’elettroforo, servirà ottimamente all’altro uso, cui vien destinato, di condensatore dell’elettricità.
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