Non crediate perciò che sia scemata a questo punto la quantità d’elettricità che il disco possiede, la quale anzi, purchè quello non sia giunto a tale vicinanza dell’altro piano deferente da dar luogo alla trasfusione collo scoccare di qualche scintilla, si sarà mantenuta nell’interezza sua, quanto almeno la lunghezza del tempo, lo stato dell’aria e dell’isolamento lo permettono. Onde dunque tale, e tanto abbassamento di tensione? Non altronde che dall’accresciuta capacità del disco, or non più solitario, ma conjugato. In prova di che se si sollevi di nuovo gradatamente, risalirà il suo elettrometro a 40, 50, e fin presso ai 60 gradi di prima (risalirebbe ai 60 giusto, se si potesse impedire affatto il dissipamento nell’aria, e lungo gl’isolatori non mai perfetti abbastanza); a misura cioè che allontanandosi dall’altro piano deferente ritorna il disco a quella più angusta capacità, che gli compete quand’è solitario.
XXXVIII. La ragione di un tale fenomeno si deduce facilmente dall’azione delle atmosfere elettriche. Quella del disco, che or suppongo elettrico per eccesso si fa sentire alla tavola, od altro qualsivoglia conduttore, a cui si affaccia in guisa che il fuoco di questo, giusta le note leggi, ritirandosi si dirada nelle parti che restano più vicine al disco sovrastante, e tanto più si dirada, quanto esso disco elettrico si va più accostando. Se l’elettricità di questo è per difetto, il fuoco della tavola, o piano inferiore qualunque sia, accorre e si addensa verso la superficie medesima, che guarda il disco, e che ne sente più davvicino l’azione.
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