Il che ha l’aria di paradosso; ma pur si spiega così ben coi principj delle atmosfere elettriche.
XLVII. Quello che sembra anche più paradosso, o almeno che sorprende di più, si è che neppure il contatto di un dito, o di un pezzo di metallo comunicanti col suolo, replicato più volte, e continuato per alcuni secondi, valga a spogliare intieramente dell’elettricità il disco posato sull’amico piano; ma ve ne lasci sovente tanto da poter dare ancora una scintilla quando in seguito si leva esso disco in alto. Invero tal fenomeno sarebbe inesplicabile anche nei nostri principj, se il dito, o il metallo fossero perfetti conduttorj, a segno di non opporre la minima resistenza al passaggio del fluido elettrico, come si crede comunemente; ma la cosa non è così; e ce lo dimostrano queste stesse sperienze. I metalli dunque non sono che conduttori meno imperfetti degl’altri corpi. Ma, dirassi, noi vediamo che si trasfonde da un capo all’altro di un metallo, e da un metallo all’altro l’elettricità in un’istante. Sia pure così di quell’elettricità che dispiega una forza sensibile a segno di tendere un’elettrometro, o di attrarre un filo leggierissimo. Ma convien riflettere che al disotto di questo vi hanno da essere ancora altri gradi di elettricità impercettibili, i quali, dico, non son valevoli a superare sì tosto quella qualunque piccola resistenza che pure oppor denno i migliori Conduttori. Quando dunque un metallo tocca il disco elettrizzato che riposa sul suo piano, lo spoglia immantinente dell’elettricità fino al segno che la tensione diviene affatto insensibile, non però nulla, essendo ridotta supponiamo a 1/50 di grado.
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Conduttori
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