Ciò fatto ponemmo su la detta lastra isolata alcuni bracieri ripieni di carboni mezzo accesi, e lasciammo che la combustione ajutata da un gentil vento che spirava andasse rinforzandosi per alcuni minuti: allora rimovendo lo scudo dal contatto del filo metallico, e quindi da quello del marmo, con alzarlo al consueto modo, vi comparvero i segni aspettati di elettricità, mentre accostato al nuovo elettrometro del Sig. Cavallo, fece che s’aprissero i due fili colle pallottoline: esaminata questa elettricità si trovò essere negativa. Si ripetè l’esperienza ponendo sulla lastra isolata invece dei bracieri quattro vasi con entro limatura di ferro e acqua, quindi versando in tutti quattro a un tempo abbastanza d’olio di vitriolo per far sorgere una furiosa effervescenza: quando il più forte bollore cominciava a cadere, allora fu che rimosso ed esplorato lo scudo non che movere i fili dell’elettrometro a qualche distanza, ci diede una sensibile scintilla. Anche quì l’elettricità si riconobbe essere negativa. Quanto furon vivi, e distinti i segni elettrici con tal prova dell’effervescenza, altrettanto deboli ed equivoci riuscirono questa volta coll’evaporazione dell’acqua eccitata or con mettere delle casserole con entro acqua a bollire sopra i bracieri portati come quì innanzi dalla lastra isolata, ora con versar l’acqua in coteste casserole previamente ben riscaldate.
Pochi giorni dopo ripetemmo le sperienze in una grande stanza estendendole alle altre effervescenze che producono l’aria fissa, e l’aria nitrosa, con buon successo: l’evaporazione sola dell’acqua produsse segni debolissimi talchè ebbimo pena a determinare di quale specie fosse l’elettricità; anzi di tre volte, due ci parve che fosse positiva; ma v’è luogo a credere, ed io giudico certamente, che sia stato un errore.
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Sig
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