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      Io ho trovato anche quel mezzo da lui desiderato, e me ne sono utilmente servito: ecco qual’è.
      Si sa che un Elettroforo dopo le prime scintille vigorose, che eccitato di fresco fa dare al suo scudo, o cappello; in seguito poi quando si è stancato molto tormentandolo, o è rimasto lunga pezza in riposo, ei ne produce sol di mediocri, o di deboli; le quali però durano sensibilmente eguali in forza per lungo tempo, e tali si mostrano dopo cento e più volte, che alternativamente si è alzato e abbassato lo scudo. Assicuratomi dunque che un tal riposo non indebolisce più, al meno sensibilmente, il vigor delle scintille, cui vibra ad ogni volta lo scudo alzato, per 50, 60, e più che se ne tirino, ne ricevo 2, 3, 4, nell’uncino di una boccia di Leyden, finchè toccando con esso uncino il cappelletto del mio elettrometro vedo che fa aprire i pendolini di 1, o 2 gradi. Trovando p. e. che vi vogliono tre di tali scintille per avere 2 gradi dell’elettrometro, prosieguo a riceverne nell’uncino della boccia altre tre, ed ecco che toccato come sopra l’elettrometro, i suoi pendolini s’aprono di 4 gradi giusti: con tre nuove scintille vanno a 6 gradi, e così poi crescendo di mano in mano di sempre eguali dosi la carica della boccia si portano a 8, 10, 12, 14, 16, 18, 20, 22.
      L’esperienza, come si vede, è quanto semplice, altrettanto decisiva; sicchè non lascia luogo a dubbio alcuno. Io l’ho fatta moltissime volte variando e boccia di Leyden, ed elettroforo, e forza di scintille, ed elettrometro, e gradi di tensione di questo corrispondente ad un dato numero di scintille; e sempre crebbe la divergenza de’ pendolini del doppio, del triplo, del quadruplo, del decuplo, se d’altrettanto cresceva la dose di carica, ossia il numero delle scintille ricevute dalla boccia di Leyden.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382

   





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