Il terzo mezzo finalmente, di cui mi son servito più spesso, è stato di dividere tra boccie di Leyden affatto eguali delle piccole cariche misurabili dai miei elettrometri. Ne ho varie di cristallo di Boemia in tutto simili per grandezza, spessezza di vetro, ed armatura. Adunque caricatane una sì, che facesse vibrare i pendolini dell’elettrometro un numero di gradi qualunque, dai due fino ai venti, la scaricava sopra d’un’altra scevra d’ogni elettricità, portandone in contatto ventre a ventre, ed uncino ad uncino, e tenendovele così unite per un buon mezzo minuto: dopo ciò, toccando sia coll’una, sia coll’altra l’istesso elettrometro, osservava immancabilmente che saliva questo appuntino con tal carica dimezzata alla metà dei gradi, a cui era salito dianzi colla carica intera. Ho avuto piacere talvolta di scaricare una boccia sopra due altre eguali, ripartendo così la carica a tre; ed ho osservato pure, che l’elettrometro dopo tal riparto marcava un terzo giusto dei gradi di prima, ex. gr. 6, se erano stati 18.
Queste ultime sperienze colle boccie di Leyden, dirette a verificare l’esatta eguaglianza de’ gradi nell’elettrometro costrutto alla mia maniera, riescono generalmente meglio, che le altre coi semplici conduttori; atteso che una boccia di Leyden ben costrutta conserva lunga pezza, anche in tempi men propizj, una carica d’egual forza, nè per poco si debilita; e ciò attesa la sua grande capacità: la qual cosa non ha luogo per i semplici conduttori, l’elettricità de’ quali, comunque si abbia cura di tenerli isolati a dovere, decade a vista d’occhio se l’aria non è ben secca.
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Leyden Boemia Leyden Leyden
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