Le mie boccie, che hanno il collo incrostato di ceralacca, mantengono nelle giornate più umide una carica di 20 gradi del microelettrometro per un quarto d’ora, e più, senza alcuna sensibile diminuzione: del che m’accerto ritoccando colla stessa boccia l’elettrometro a varj intervalli dentro tal tempo. Ma se per questo riguardo riescono più esatte ed agevoli tali prove colle boccie di Leyden, e possono farsi con buon successo in ogni tempo; per altra parte è assai più difficile il procacciarsi due boccie, che due semplici conduttori della stessa stessissima capacità, come si desiderano; giacchè se per questi ci basta che abbiano forma e dimensioni eguali, per quelle debbe aversi riguardo inoltre alla sottigliezza del vetro, che tanto contribuisce alla capacità delle medesime. Alcune attenzioni poi ricercansi nello sperimentare colle boccie, per non cader in errore: oltre quella poca anzi accennata, di far durare qualche tempo il contatto mutuo de’ due uncini, per ben compartire la carica, senza di che la boccia che fu caricata ne ritiene alquanto più della metà, e meno ne passa all’altra; debbesi soprattutto osservare anche quì, che sia immune veramente di elettricità la boccia che si prende per tale, e a cui vuolsi comunicare l’elettricità dell’altra caricata; e quindi che non abbia ricevuto già da lungo tempo alcuna carica, la quale, comunque apparentemente svanita affatto, potrebbe in qualche grado ristabilirsi, rifluendo dalle faccie nude, nelle armature (come si è sopra osservato) ed alterare così il resultato.
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Leyden
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