Tale è l’altra serie di prove con cui ho accertata la marcia uniforme regolarissima de’ miei elettrometri a paglie, e la perfetta corrispondenza de’ loro gradi. A proposito della quale debbo far osservare una cosa, che sembrerà a prima giunta una soverchia minutezza, ma che pur debbe molto valutarsi, sotto pena d’incorrere in errori notabilissimi. Essendo le paglie grosse ex. gr. di un quarto di lin. (quelle del elettrometro più sensibile voglion essere piuttosto di meno, ma quelle del secondo, che segna un grado solo per cinque del primo, notabilmente più grosse, e. g. di mezza lin. o davvantaggio), supposto che pendano contigue, i loro assi disteranno pure di un quarto di lin., che viene ad un mezzo de’ miei gradi. Ma già non è bene che si tocchino; per la ragione, che non obbediscono allora alle minime ripulsioni elettriche, vinte rimanendo queste dall’attrazione di adesione che ha luogo in tutta quella linea di contatto: in prova di che, se accosterete bel bello al cappelletto dell’elettrometro e. g. un pezzo di cera di Spagna leggermente strofinato, per poco non s’apriranno le paglie; e sol quando s’avvicini dipiù il corpo elettrico, si staccheranno tutto ad un tratto con violenza, facendo un salto di due o tre gradi. È dunque meglio che pendano naturalmente a qualche piccola distanza, supponiamo d’un altro quarto di linea, per cui gli assi loro troverannosi in distanza di una mezza lin. vale a dire di un grado giusto della mia scala: ciò, dico, è più spediente, affinchè non abbia luogo l’accennato inconveniente, e le paglie siano più obbedienti.
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Spagna
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