Quanto mai dunque non s’allontana un tal elettrometro a pendolini di fil metallico con pallottole da quella eguaglianza e comparabilità di gradi, di cui gode il mio a semplici paglie? E quanto non è questo preferibile a quello perciò appunto, che non ha bisogno di alcuna correzione? Non è certo un vantaggio da poco, che i suoi gradi corrispondansi esattamente, crescendo e diminuendo nella stessa stessissima progressione aritmetica, con cui cresce o scema l’elettricità; e che cotesta puntuale regolarità abbia luogo non solo sino alla divergenza di sei linee, ultimo termine nella succennata tavola del Sig. di Saussure, ma sino alla divergenza di dieci, dodici e fin tredici linee, cioè di 20, 24, e 26 dei miei gradi: e ciò non solo nel primo elettrometro a paglie sottilissime, ma nel secondo pur anco a paglie grossette, o pendolini di legno solido. In questo modo io ho con cotesti due elettrometri da poter misurare distintamente, e con tutta l’esattezza desiderabile, mediante la semplice ispezione, ben 100 gradi di elettricità; i quali essendo segnati colla distanza di mezza linea ciascuno, lasciano campo all’occhio di giudicare de’ mezzi gradi, e per l’elettrometro a paglie sottili fino dei quarti. E cosa mai può desiderarsi di più in genere di delicatezza e di comparabilità d’un istrumento fisico? Chi creduto avrebbe, che ne fosse a tal segno suscettibile l’elettroscopio, onde meritarsi a giusto titolo il nome di elettrometro? E che tale divenisse per una costruzione così semplice?
| |
Sig Saussure
|