Ma se da una parte la lunghezza maggiore o minore delle paglie influisce cotanto sul far loro percorrere più o meno gradi della stessa scala che rasentano colle loro estremità, onde la differenza di poche linee porterebbe un errore notabile; dall’altra parte non vi è niente di più facile che di schivare un tal errore, dando alle paglie precisamente l’istessa lunghezza in tutti gli elettrometri di questa specie, ed ai gradi l’istessa distanza. La lunghezza ch’io ho prescelta, e in cui sarebbe bene che convenissimo tutti, è di due pollici parigini, e la distanza de’ gradi di una mezza linea.
Non debbo lasciar di dire, che questa massima influenza della lunghezza delle paglie e minima del loro peso, nel far che le loro estremità si scostino dipiù, ne offre un mezzo facile, e sicuro di ridurre un secondo elettrometro a segnare coll’istessa forza di elettricità quel numero di gradi minore, che si vuole. Tal mezzo, come ben si vede, è di accorciare quanto occorre le paglie: in che fare non essendo facile di coglier giusto a un tratto, fia bene procedere a più riprese, troncandone poco per volta, massime allorchè si è vicino al punto che si vuol ottenere. Io ho trovato, che si può senza inconveniente accorciarle fino della metà, ridurle cioè alla lunghezza d’un pollice solo: ma non ad una molto minore; altrimenti non sussiste più la comparabilità, se non di pochi gradi, fino a 10, 12, o 15 al più, mancando pel resto della scala. Pertanto desiderandosi un elettrometro, i cui gradi siano con quelli del più sensibile in un rapporto maggiore di uno a due, ex. gr. nel rapporto di uno a quattro, o di uno a cinque, per non abbreviare di troppo le paglie, converrà sceglierle grossette, e renderle inoltre più pesanti con riempirne il vano, oppure sostituirvi de’ cilindretti di legno solido, come già ho accennato.
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