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      Io dando a cotai cilindretti o alle paglie ripiene la solita lunghezza di due pollici, li fo tali da principio, e sì pesanti, che s’aprano, ex. gr. un grado e mezzo con quell’elettricità, che fa aprire di cinque le paglie leggierissime dell’altro elettrometro più sensibile (e così s’aprano per 10 gradi di questo 3; per 20, 6 ec.): di che assicuratomi con varie prove, passo ad accorciare cotesti pendolini un pochetto per volta, ripetendo sempre con somma accuratezza le prove, finchè li riduco al segno desiderato, di aprirsi cioè per tai 20 gradi soltanto 4 per 15, 3, ec.
      Resta per ultimo ch’io osservi qualche cosa circa la maggiore, o minor larghezza della boccetta in cui racchiudonsi i pendolini. Dirò dunque quello che l’esperienza mi ha insegnato, non doversi cioè far caso d’un mezzo pollice più o meno; dappoichè ogni boccetta quadra larga da venti in ventisei linee è egualmente buona. Non è che non serva eziandio una più picciola; ma vien buona soltanto per un minor numero di gradi; giacchè i pendolini non possono aprirsi nè di 24, nè per avventura di 20 gradi, se la boccetta abbia sol quattordici o diciotto linee di larghezza, senza essere portati a gettarsi sopra le pareti della medesima, le quali per esser vicine gli attraggon fortemente.
      Che dunque? converrà una boccia larghissima acciò restino que’ pendolini assai distanti? Neppur questo; poichè nasce allora un altro inconveniente; ed è, che ove diffondasi un poco di elettricità nell’aria di tal boccia, vi si mantiene per qualche tempo, non valendo ad involargliela tosto le fascie metalliche, di cui vestite sono le interne pareti, appunto perchè troppo distanti.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382