Tralle persone, a cui ebbi il piacere di mostrare in quell’anno stesso verso la fine di primavera in un coll’istrumento vieppiù perfezionato tali mie sperienze, e le tavole di correzione già in gran parte costrutte (fino al grado 75 del quadrante, che ne dinota di veri circa 120), nomino a cagion d’onore il Sig. Commendatore Dolomieu valente Naturalista, e il Sig. Buttini di Ginevra il figlio, Fisico e Chimico eccellente, il quale ne rimase così soddisfatto, che desiderò da me una descrizione di tal elettrometro coi miglioramenti fattigli, e le indicate tavole di correzione.
Il Sig. De Luc trovò anch’egli (senza nulla sapere probabilmente delle mie sperienze) la stessa corrispondenza, e comparibilità di gradi, dentro a limiti presso a poco eguali, per i suoi elettrometri, diversi, ma non molto, da quelli di Henley, e dai miei; e ne restò pur esso sorpreso, com’io lo fui, riflettendo, che giusta i principj meccanici un pendolo non deve già per doppia forza venir sollevato d’un doppio numero di gradi, ma assai meno. Come mai dunque, egli va meditando nella prima parte della recente sua opera Idées sur la Météorologie stampata a Parigi nel 1786, e pervenutaci ha qualche mese solamente, come mai può una forza elettrica applicata all’elettrometro a pendolo, elevar questo a un numero di gradi, che siegua la proporzione aritmetica di detta forza, doppia, tripla, quadrupla ec.? Egli ha cercato di spiegare in qualche maniera tal cosa; e come nulla sfugge alla sua sagacità, ha toccato con molta giustezza un punto, che a mio giudizio ancora può valere molto a rendere ragione del fenomeno.
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