È dunque necessario di ricorrere a qualche altro elettrometro di diversa costruzione, e forma. Io vado studiando qual potrebbe essere il migliore, e già da gran tempo ho portato il pensiero sopra d’uno simile a quello dei Sigg. Le Roy, e D’Arcy, descritto da quest’ultimo nelle Memorie dell’Accademia Reale delle Scienze per l’anno 1749. Penso dunque a farlo io pure a foggia di areometro o pesa-liquori, con in cima alla sua asta graduata non già un piattello, come propongono i due sullodati accademici, poichè l’elettricità molto forte spruzzerebbe dagli orli, ma sibbene un’ampia sfera cava, sopravanzante intieramente, sebben di poco, l’acqua o l’olio, in cui, secondo che troverò meglio, pescherà la parte inferiore dello strumento. Ben si vede che questa palla, a misura che verrà spinta dalla ripulsione elettrica, solleverassi più alto, e trarrà fuori del bagno una tanto maggior porzione della sua asta graduata, quanto l’elettricità sarà più forte.
Un sì fatto elettrometro non saprei dire in vero, se, e fino a qual segno possa riuscire comparabile. Lo giudico però per più d’un capo preferibile a quello del Sig. Lane, il quale è atto soltanto a misurare la distanza, a cui viene a scoppiare la scintilla tra due palle metalliche di una data grossezza, ed è chiamato perciò spincterometro. Checchè ne sia di tutto questo, osservo, e voi ne converrete meco, Signore, siccome pure tutti quelli che sono nella scienza elettrica versati, che non interessa poi tanto di poter misurare con tutta esattezza sì fatti gradi eccessivi di elettricità, a cui non può giugnere mai la carica di una boccia di Leyden, e molto meno quella di una batteria, come importa di misurare i gradi medj, e piccioli, entro i quali si limitano per lo più le nostre sperienze.
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