Se pertanto determinisi con precisione sì la superficie, che si vuol dare ai due piattelli, che il peso il quale dee venir superato dalla repulsione elettrica di quelle date superficie piane poste al contatto, si avrà una forza di elettricità parimenti determinata, cioè quel grado fisso, che cerchiamo. Allora facciasi, che a tal grado ne coincida uno pur esso determinato del quadrante elettrometro, a cagion d’esempio il 20 il 30, e il tutto sarà ridotto al segno.
Sarà spediente di fissare un grado alto anzi che nò, affine che l’esperienza abbia più latitudine, non però sopra i 35, al di là del quale termine non son più tra loro comparabili i gradi del quadrante elettrometro senza qualche correzione. Io dunque sceglierei il 30, o il 35.
In qual maniera poi si possa da ognuno, che vorrà mettere d’accordo il suo strumento col mio, ridurlo cioè al segno di marcar giusto i 30, o i 35 gradi, che saranno stati fissati, tostochè il piattello del dato diametro, è gravato del dato peso (delle quali cose tutte dovrà convenirsi) comincia a sollevarsi, e la bilancia fa cenno di traboccare, in qual maniera, dico, si possa un tal accordo del quadrante elettrometro colla bilancia ottenere, è facile il comprenderlo: e’ si dee procedere a tastone. Comincisi a provare con un quadrante elettrometro, che abbia la pallottola di mediocre grossezza; e se si vede, che con quella data forza di elettricità, che leva appena il piattello, il pendolo resti più basso dei 30 gradi, che suppongo essere stati fissati, si cambj la pallottola con una più leggiera; se all’incontro viene che s’alzi troppo, si sostituisce una pallottola più pesante; e così provandone varie si troverà finalmente quella, che va al segno.
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