Più difficile riuscirà per avventura il proseguire la gradazione sempre comparabile più in su coll’altra foggia di elettrometro galleggiante, che ho soltanto accennato; ma già ho fatto osservare che di ciò non abbiam tanto bisogno. Saremo dunque contenti, il ripeto, della divisata serie di elettrometri, di un pajo cioè a boccetta, e d’un’altro pajo a quadrante, coi quali saliamo a ben 2000 gradi: e molto più saremo contenti, poichè parlando di questi gradi, non più indeterminati, ed arbitrarj (come lo furono infino ad ora, che ciascun Fisico si serviva d’un elettrometro, e d’una scala fatta a fantasia), ma fissi, e corrispondenti, c’intenderemo perfettamente.
Dopo una sì lunga, ma spero non inutile digressione sugli altri elettrometri, ritorno a quel sì delicato a boccetta, di cui mi era proposto unicamente di parlare in questa lettera, con farvi parte de’ miglioramenti, e delle aggiunte che vi ho fatte. Veduti avete fin quì i miglioramenti sostanziali, e intrinseci; resta ch’io v’informi d’uno in certo modo estrinseco ossia accessorio, giacchè non appartiene propriamente all’elettrometro come tale, riducendosi piuttosto ad un artificio, onde render atto cotesto strumento a dar segni di un’elettricità estremamente debole, sicchè con tutta la sua sensibilità ei non potrebbe senza quell’ajuto manifestarla. Quest’artificio, voi forse già l’indovinate, consiste a riunire all’elettrometro medesimo il Condensatore. Solamente un anno dopo ch’io ebbi pubblicato nelle Transazioni Anglicane cotesta mia invenzione del Condensatore dell’elettricità, mi suggerì di unirlo immediatamente, e farne un corpo solo coll’elettrometro a boccetta, nel modo che or ora dirò. Il Sig. di Saussure pensò anch’egli, non so se prima, o dopo, ad un simile artificio; adoperando però diversamente.
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