Le prove dunque, che ho fatte in diverse maniere, hanmi mostrato, che la condensazione di un apparato di questo genere (formato di una lastra di marmo, e di un piatto metallico ben adatti) va a 120 volte circa; dico circa, perchè ho pur trovato alcune piccole variazioni, anche ponendo cura, che tutte le circostanze fossero eguali. Che se variino queste notabilmente, i risultati si allontaneranno prodigiosamente dal termine che ho fissato, e tra di loro. Le circostanze, che più influiscono sono la materia stessa del piano semi-coibente, lo stato di maggiore, o minore secchezza, in cui esso si trova, e la celerità dell’operazione.
Quanto a questa dirò solo, che c’è grande vantaggio, massime allorchè il piano pecca per essere troppo deferente, a levare in alto il piatto metallico al momento stesso (non mai prima però, e conviene a ciò badar bene), che si è ritirata la boccetta.
Riguardo la materia del piano inferiore, il marmo è ancora uno dei migliori corpi, ch’io mi abbia trovato. I legni ben inverniciati condensano un poco meno, e molto meno ancora i piatti di legno, o di metallo incrostati di resina; e la ragione è, che il fluido elettrico non potendo venire smosso in quelle superficie troppo coibenti, lo è solamente più sotto, dove cioè termina tal incrostatura; in grazia del qual intervallo non può così bene contrappesare l’elettricità nel piatto metallico soprapposto, e fare che vi si accumuli in tanta dose. Ad ogni modo il taffettà inverniciato essendo assai sottile, condensa presso a poco quanto il marmo, ed è per altri riguardi preferibile: soprattutto per quello, che non ha bisogno quasi mai d’essere asciugato al sole, o al fuoco; come d’ordinario ha bisogno il marmo, in modo che questo senza di tal preparazione condensa pochissimo, e il più delle volte nulla affatto.
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