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      Ho dunque trovata tale distanza di 2 pollici essere la più conveniente; ed ho veduto, compartendo l’elettricità al suddetto piattello, il quale stia di tanto appunto elevato sopra di un piano deferente, compartendovela, dico col mezzo di una boccia di Leyden carica a diversi gradi (cominciando da una carica capace appena di dare qualche scossa, e giugnendo fino alla più alta, che minaccia di spezzare la boccia stessa), ho veduto nascere un’attrazione di esso piattello verso il piano deferente, valevole ad equilibrare diversi pesi, da 1 fino a 50, 60, e più grani.
      Era troppo facile comprendere, che facendo le stesse sperienze con un piatto di un doppio diametro, l’attrazione per un dato grado eguale di elettricità, e per una data distanza, stata sarebbe più grande. Che cotesta attrazione però crescer dovesse giusto come l’area, cioè del quadruplo, presumere ben si potea; ma bisognava verificarlo coll’esperienza: e questo io ho fatto, sostituendone al piattello di 5 pollici di diametro un altro di 10.
      Quello, che non era sì facile l’aspettarsi, e che si troverà singolare, è, che non mutati nè piatto, nè distanza, e mutata solo la dose di elettricità, ossia i gradi di carica della boccia di Leyden, con cui si tocca detto piatto per infondervi l’elettricità, l’attrazione di questo verso il sottoposto piano cresca, non già nella semplice ragione di tali gradi, bensì nella ragione duplicata. Siffatta legge inaspettata (la quale però si spiega benissimo, fatto riflesso a che, in proporzione che cresce la carica nel piatto toccato dalla boccia, cresce anche l’elettricità contraria, che contrae, in virtù dell’atmosfera premente di quello, la faccia dell’altro piano non isolato) mi è piaciuto verificarla col maggior numero di prove possibili; una piccola parte delle quali adduco quì solamente per non dilungarmi troppo.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382

   





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