In somma quanto non gli dobbiamo noi per tali, e tanti soccorsi, che ne ha somministrati? Oltre la serie delle sue sperienze le meglio dirette, che ci servono di modello, egli è per mezzo di questo suo elettroscopio armato nella maniera che si è detto d’una piccola asta metallica alta 2 piedi, istrumento così sensibile, e così facile a maneggiarsi (a differenza degli altri, de’ quali ci siamo serviti finora, molto imbarazzanti, dispendiosi, e con tutto questo meno sensibili, e più incerti) egli è, lo ripeto, per mezzo di questo istrumento tascabile, mercè di tale aggiunta soprattutto, ch’egli più d’ogn’altro ha contribuito ai progressi della Meteorologia elettrica, avendo messo ormai sul sentiero tanti osservatori, che certo non possiamo non sperare dal numero, e dalla varietà delle ricerche che si vanno ad intraprendere in ogni parte, di vedere questa bella scienza quanto prima perfezionata. Imperocchè sarebbe ben cosa strana, che i Fisici eccitati dal suo esempio, ed invitati dalla facilità di queste nuove sperienze non meno dilettevoli che istruttive, le venissero poi trascurando, segnatamente coloro, che s’applicano di proposito alle altre osservazioni meteorologiche.
I deboli, e poco frequenti segni di elettricità, che si otteneano cogli ordinarj conduttori atmosferici anche più elevati; il riuscire essa la maggior parte dei giorni, e in quasi tutte le ore insensibile del tutto, o quasi (a meno di ricorrere ai cervi-volanti, detti ancora aquiloni elettrici, non servibili in ogni tempo, e sempre incomodi; ovvero ai razzi del Padre Beccaria, più imbarazzanti ancora; o ai palloni aereostatici di più difficile, e costosa preparazione), ecco la cagione, per cui ben pochi fisici hanno avuto, o la voglia d’intraprendere simili osservazioni, o la costanza di seguirle come conveniva.
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