In prima dunque, per quello che riguarda il semplice e immediato accrescimento dei segni, basti il dire, che dall’alzare l’elettrometro atmosferico armato della sua asta metallica alla foggia di Saussure, e dall’alzarlo con dipiù un moccolino od un solfanello accesi in cima di tal asta alla mia maniera, osservasi una differenza di più del doppio, e quasi del triplo: cosicchè, ove nel primo caso l’elettrometro non segni e. g. che 2 gradi, divergendo i suoi pendolini di una linea, nel secondo marcherà infallantemente più di 4 gradi, con una divergenza che oltrepasserà due linee. Bello è il vedere in questo modo le paglie del mio elettrometro aprirsi di 5, di 6, di 8 linee, cioè di 10, 12, 16 gradi, e giungere fino a toccare le pareti della boccetta, per l’elettricità della nebbia, tenendolo colla mano alzato in campo aperto, ed in luogo eminente eziandio per quella di ciel sereno; quando senza l’adminicolo della fiamma non si avrebbe che un terzo o poco più di quei gradi.
Quanto al modo di appiccare la fiamma sulla cima del piccolo conduttore, e far che vi si mantenga il tempo che basta, ho trovato più comodo di porvi un solfanello, che un candelino di cera, o qualunque altro combustibile, un di quei solfanelli, intendo, che son fatti di un cordoncino di cotone intriso intieramente di solfo; e ciò per esser questi, e durevoli, e men sottoposti ad estinguersi dal vento, o dalla pioggia. Un tal solfanello più pieghevole che rigido, per assicurarlo, e tenerlo verticale, soglio collocarlo entro una spirale di fili di ferro adattata in cima della picciol asta: talvolta anche l’infilzo semplicemente per traverso colla punta di detta asta.
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Saussure
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