Convien però ristringere la proposizione, e dire, che non s’infonde realmente alcuna elettricità dall’aria nel conduttore sollevato, fintantochè questa elettricità è debole o moderata, fintantochè può misurarsi dai nostri elettrometri a boccetta; imperocchè essendo più vigorosa, come alle volte succede nell’irruzione di qualche pioggia, in tempo di neve, e più sovente all’accostarsi delle nubi temporalesche, non manca essa d’insinuarsi e di comunicarsi realmente al detto conduttore atmosferico, ancorchè sprovveduto di fiamma. In tutti gli altri casi i più ordinarj, allorchè l’elettricità dell’atmosfera è moderata, sia nei tempi sereni calmi, o ventosi, sia nei tempi più o men coperti, non temporaleschi, sia infine nel più folto delle nebbie in cui si mostra considerabilmente più animata, egli è costante, ch’essa non può comunicarsi realmente al conduttore dell’elettroscopio atmosferico sollevato da terra pochi piedi, senza l’interposizione d’una fiamma, o d’un fumo che faciliti questa trasfusione, Ardisco dire, che se si sollevasse ad una altezza venti volte più grande, l’elettricità colassù tanto più animata non si comunicherebbe ancora, non si trasfonderebbe nel conduttore, almeno con prontezza (lo veggiamo da’ cervi-volanti, i quali debbonsi elevare sovente a più centinaja di piedi per dar segni durevoli); giacchè non parlo di quella che si può insinuare lentissimamente, ed insensibilmente, il che ha luogo anche poco distante da terra.
Così è: la dose del fluido elettrico del nostro picciolo apparato atmosferico durante il breve tempo dell’esperienza, non soffre nel suo totale nè addizione nè diminuzione sensibile, per l’elettricità moderata, in più, o in meno, dell’aria che circonda la sua parte superiore.
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Ardisco
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