Ho sovente provato, che per arrivare a questo non abbisogna un intiero minuto, ossia il tempo che impiega uno de’ miei zolfanelli a consumarsi bruciando, purchè la boccia non abbia più di 10 o 12 pollici quadrati di superficie armata.
Adesso con tal boccia carica 4 o 6 gradi dell’elettrometro a boccetta, ciò che ottengo quasi sempre ne’ tempi calmi e sereni, nelle ore anche meno favorevoli, facendo l’esperienza in un luogo aperto (stando sopra di una terrazza elevata, sopra un baluardo, in cima ad una torre ec. ho sovente nelle stesse circostanze 12, 15, 20 gradi, e di tanti posso caricare la boccia), quale forza di segni non potrò io ottenere, ricorrendo a un altro artificio, al mio condensatore? La cosa parrà incredibile a chi non ha sufficiente cognizione o pratica di questo strumento; non già a voi, mio Signore, che ne possedete benissimo la teoria, e gli effetti ne conoscete in tutta l’estensione: e ciò fin da quel tempo, che ebbi il piacere di trovarvi giusto occupato intorno al condensatore nel mio passaggio da Gottinga. Voi dunque non avrete pena a credere, ch’io giunga per tal mezzo ad eccitare delle scintille assai forti, a caricare molto bene un Elettroforo, a stampare sopra degli strati resinosi i bellissimi vostri fiori elettrici, ad accendere non che l’aria infiammabile, fino la resina polverizzata ec.
Ma non è tutto ancora: rimettendo un dopo l’altro varj zolfanelli, o adattando in luogo d’essi un moccolo, tanto che la fiamma arda lo spazio d’un quarto d’ora, o poco più, io vengo a termine di caricare al medesimo punto di 4, di 6, di 12 e più gradi, secondo che ne dà segni l’elettrometro, una boccia di Leyden anche grande: colla quale poi, mediante il solito giuoco del condensatore, carico un’altra piccola boccia al più alto grado a cui può giungere carica, fino cioè a provocarne l’esplosione spontanea, fino a spezzarla ec.
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Gottinga Elettroforo Leyden
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