Prima che il Sig. di Saussure insegnato ci avesse il modo di esplorare con gran comodo e vantaggio l’elettricità atmosferica per mezzo dell’elettrometro portatile di Cavallo, aggiugnendovi con sì felice riuscita quella verga metallica lunga circa due piedi, di cui tante volte si è parlato; io faceva (non altrimenti che si solea fare dagli altri Fisici intenti a simili ricerche) le mie osservazioni sopra un gran Conduttore isolato, e terminante in punta posto in cima ad una torre, a cui era attaccato un filo di ferro, che similmente isolato prolungavasi fino nella camera di osservazione. Quantunque io ottenessi da cotale apparato dei segni di elettricità, anche senza impiegarvi il condensatore; ciò però non avveniva di frequente, ed eran quelli per lo più deboli all’ultimo grado, salvo che all’avvicinarsi di qualche temporale, al sopraggiugnere di alcune pioggie improvvise, o delle nevi. D’ordinario quando si esplorava il filo conduttore, o fosse il Cielo sereno, o coperto da nubi non temporalesche, non moveva punto l’elettroscopio il più sensibile: solamente lo moveva un tantino nelle ore di bel sole e d’aria asciutta, e talora un poco più al tramontare di lui, e al primo formarsi della rugiada. Fuori di queste circostanze l’elettricità atmosferica sembrava nulla: ond’io sarei stato obbligato di notare il più sovente zero di elettricità, se chiamato non avessi in soccorso il mio condensatore, il quale non mancò quasi mai di scoprirmi qualche elettricità in quella aria, che ne sembrava priva; e non già solo l’esistenza, ma ben anche la specie della medesima.
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