Or qual è il piano di marmo od altro inserviente al condensatore, il quale tenga l’elettricità confinata nel piatto metallico sovrapposto, senza punto rubargliela, senza darle ricetto nel proprio seno, lo spazio di 10, 12 e più minuti? Nessuno; giacchè non debbe già essere quello un piano perfettamente coibente, ma mezzo tra coibente e deferente, quale appunto il marmo asciutto, l’incerato ec. Si vede per tanto, che più è lungo il tempo che il condensatore, cioè il piatto metallico unito al piano semi-coibente, sta applicato al conduttore atmosferico, e più di quella elettricità, che s’infonde in detto piano va persa, onde trovasi infine averne raccolto ben poca. Di quì dunque la cattiva riuscita, allorchè il condensatore dovea stare più di un minuto, di due, di tre applicato al conduttore atmosferico per contrarne una sensibil dose di elettricità.
Ciò veggendo pensai a un altro modo di far servire il condensatore, che non avesse un tale inconveniente, e lo trovai che corrispose perfettamente all’intento; ed è quello, di cui ho già fatto cenno nella 2.ª lettera. Invece dunque di portare in contatto del fil di ferro del conduttore atmosferico il condensatore, appicco a quello l’uncino d’una boccetta di Leyden in guisa, che non rimanga già isolata la sua armatura esterna, ma comunichi col suolo. Questa boccetta la lascio così annessa al filo conduttore tutto il tempo richiesto, talvolta cioè un quarto d’ora, talvolta più; indi la ritiro, che ha ricevuto una carica qualunque (niente o quasi niente essendo andato perso, supposto che la boccetta sia in buon ordine, dell’elettricità che mano mano è venuta ricevendo), e me ne valgo per far giuocare nella solita maniera il condensatore.
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Leyden
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