Io soglio col mio apparato far così: aperta la finestra vi affaccio la tavola montata come sta nella figura, tranne la lunga pertica o canna H, il cui fondo fo che posi sul pavimento della stanza, e la cima s’appoggi all’orlo del tavolino C, per adattarvi la sua lanterna col candelino acceso. Levo allora con una mano e porto fuori della finestra la canna, tenendo fermo coll’altra mano il tronco mobile, ossia la bussola, che riposa sopra g, nella quale inserisco la coda della canna medesima.
Può adattarsi la finestra in modo, che resti, a riserva di un vetro solo, tutta chiusa, e quindi difeso l’isolamento, i varj pezzi, e l’osservatore medesimo dalla pioggia e dal vento. S’apra allora metà della finestra, tanto da portar fuori colla mano la lunga pertica, quale inserita a suo luogo, si tornino a chiudere i vetri, salvo quello che lascia passare in dirittura detta pertica.
Non è a dire di quanto vantaggio sia il poter così garantire l’isolamento, le boccette di Leyden il condensatore, gli elettrometri ec. dall’umido che tutto guasta: il potere rimettere e mantenere tutto nel migliore stato con uno scaldino di fuoco, se abbisogna; pel quale, siccome per diversi altri pezzi, v’è luogo sul tavolino medesimo. E di quanto vantaggio non è ancora, restando con le mani in libertà, il poter prolungare le sperienze a piacimento, ed osservare a suo bell’agio l’elettrometro non traballante come allorchè si tiene in mano, ma fermo e posato sul tavolino? Quivi egli col suo cappelletto sta in contatto del filo conduttore all’estremità i, o in qualsivoglia altro punto.
| |
Leyden
|