Se mi domandate a quanti gradi ascendeva l’elettrometro, dirovvi, che il più sensibile a paglie sottili già più non serviva, oltrepassando l’elettricità i termini della sua scala; onde facea d’uopo consultar l’altro a pendolini più pesanti, il quale neppur esso bastò in alcuni incontri, e convenne adoperare il quadrante elettrometro. Infine dirovvi, che il mio apparato contrasse da alcune nebbie fino a 60 e più gradi di elettricità: comunemente però si tenne tra i 30 e i 40.
È superfluo ora il dire, che quando mi recai a fare l’esperienza ad una finestra più alta, a quella ex. gr. d’una torretta, e quando invece della solita canna di 12 piedi impiegai una pertica più lunga, che arrivava cioè a 18 o 20 piedi, ebbi rispettivamente a ciascun tempo de’ segni elettrici molto più vivi, che i soprannotati. Siccome però l’apparato diviene in questo caso imbarazzante, mal potendosi maneggiare con una mano sola cotale smisurata pertica, e male reggendola il candelabro portatile; così mi attengo per le sperienze giornaliere all’anzidetta canna di discreta lunghezza, e poco pesante; e per la comparabilità delle medesime non mi diparto dalla solita finestra. Per altre osservazioni straordinarie, esplorar volendo es. gr. l’elettricità dell’aria più lungi dai muri che m’è possibile, o più in alto, invece di mandar fuori la canna dalla finestra, trasporto il medesimo apparato nel bel mezzo di un giardino, di una campagna sgombra d’alberi, sopra una terrazza scoperta e vi ergo verticalmente (come la figura indica che può farsi) la solita canna, od un’altra pertica più lunga, che s’adatta sullo stesso portante.
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