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      Or quale delle due maniere di esplorare l’elettricità dell’aria vuol dirsi che sia la più giusta? La cosa parla da se, se, come abbiam veduto, segni molto scarsi e manchevoli ne dà il conduttore atmosferico senza fiamma, e colla fiamma solamente ce li procura adequati e pieni.
      Per ben intendere il quì sopra esposto, il come cioè e il perchè i segni della semplice elettricità di pressione, o come io dico, accidentale, debbano essere incomparabilmente più deboli nel medesimo elettroscopio sollevato a pari altezza in aria, di quello sono allorchè per l’intervento della fiamma l’elettricità vi s’infonde realmente e con piena libertà, basta fare riflesso alla lunghezza, quantunque mediocre, della sua verga metallica, e concepire, che una parte solamente di questa, cioè la superiore è immersa nello strato d’aria sensibilmente elettrico, di maniera che tutto il resto non è punto affetto immediatamente, o lo è meno. Ciò posto, egli è troppo naturale, che una tale elettricità di pressione diminuisca d’intensità in ragione che il conduttore dà più luogo al fluido smosso di espandersi, ossia in ragione che il conduttore medesimo è più grande e più capace. Questa spiegazione già chiara da se, può confermarsi con una facile esperienza: presentate un bastone di vetro o di ceralacca convenientemente eccitato all’estremità or d’uno, or d’altro conduttore di varia lunghezza, fornito ciascuno all’estremità opposta di un paio di sottili fili di lino, od altri pendolini che faccian officio di elettrometro, presentate, dico, il bastone elettrico al capo nudo di tali conduttori in debita distanza, tal che l’elettricità non abbia a trasfondersi (oppure l’elettricità impressa al corpo coibente sia debole a segno, che comunicare non si possa neppure a piccolissima distanza), osserverete, che la divergenza di detti fili o pendolini non riuscirà la medesima per ognuno di que’ conduttori, adoperando pure nella stessa maniera, e alla stessa distanza, ma minore secondo che sono più lunghi; e in nessuno, neppure nel più corto, sarà la divergenza quanta dovrebbe essere, se l’elettricità vi si trasfondesse realmente, oppure se l’atmosfera involgere potesse per egual modo tutto quanto il conduttore, come addiviene nel pozzo elettrico.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382