Non ostante siffatta dichiarazione, che modifica i termini troppo assoluti, di cui potessi essermi servito altrove, credo non inopportuno il ritornare su questo punto, e spiegare quì più accuratamente la cosa, ponendola nel suo giusto aspetto, a scanso di qualunque equivoco, o dubbio che nascere potesse.
Adunque quando io dico e sostengo, che presentata una punta metallica all’aria moderatamente elettrica, questa non comunica punto della sua elettricità a quella, intendo parlare di una comunicazione, o a meglio dire trasfusione istantanea, o molto rapida almeno; giacchè se si tratta di una più o men lenta, che si faccia pressochè insensibilmente, convengo che ella ha luogo non solo allorchè l’aria elettrizzata, od altro corpo coibente al par di essa, e più di essa, si provoca e sollecita con delle punte metalliche, ma eziandio provocando tal corpo, o l’aria medesima con conduttori men perfetti.
Per farsi un’idea giusta della cosa convien riflettere, che nè la natura di coibente, nè a più forte ragione quella di conduttore imperfetto, impediscono assolutamente il passaggio del fluido elettrico da uno di tali corpi all’altro, allorchè il rotto equilibrio lo esige, ma ne lo rendono difficile, e lo ritardano soltanto: ritardo, che va bene spesso ad ore, a giorni, a settimane, prima che detto equilibrio si ristabilisca intieramente tra due corpi coibenti posti al contatto, e sì anche tra un coibente e un buon conduttore parimenti contigui, del che abbiamo una prova ben sensibile nell’elettroforo, la cui faccia resinosa ritiene ancora non poco dell’elettricità una volta impressale, malgrado l’essere stata toccata e ritoccata dal suo scudo o piatto metallico superiore, e averselo finanche portato indosso più e più giorni.
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