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      Che se piccola era la pioggia e rari i fiocchi di neve, molto più bassi ancora si teneano i segni elettrici, a 4, 6, 8 gradi solamente. Se poi non vi avea che nebbia, comunque folta, purchè non istillasse in goccie, appena 2, o 3 gradi si otteneano, in tempo che facendo giuocare la fiamma, sorgeva l’elettricità alla sopra indicata forza di 20, 30, 40 gradi.
      Convien dunque anche in questi casi di aria estremamente umida di nebbia, di pioggia, di neve, non altrimenti che per quelli di aria serena e asciutta, se si vogliono ottenere dei segni forti, se si vuol far acquistare al conduttore atmosferico un’elettricità reale così forte come quella dello strato d’aria a cui s’innalza, conviene armarlo del zolfanello acceso, o di un’altra fiamma: senza di che l’esperienza è troppo meschina, e l’espressione dell’elettrometro difettiva, nel senso che ho spiegato.
      Ora da ciò che abbiam veduto si fa evidente, che l’aria carica di nebbia la più densa, l’aria rotta da spessa pioggia, non è per anco un conduttore che possa dirsi buono; giacchè con qualche stento ancora depone l’elettricità ne’ corpi deferenti che le si presentano, e non se ne spoglia intieramente negli ampj contatti colla terra, cogli alberi e colle prominenze, sussistendo per ore e giorni. È però vero, che in assai maggiore copia, e molto più presto vi se ne scarica, che quando non è nè piovosa, nè nebbiosa, o la nebbia è alta dal suolo.
      Per la qual cosa se consideriamo, che con tutta questa copiosa e continua scarica negli alberi, nelle case, nell’ampia faccia della terra, cui involge e umetta la nebbia, anche dopo che ha durato più ore, e talvolta de’ giorni intieri, pur ne si mostra così fortemente elettrica, che sorpassa di gran lunga la solita elettricità di ciel sereno, come in più luoghi ho accennato dietro le sperienze di Ronaine, di Henly, di Cavallo 38, di Saussure 39, e d’altri, e dietro le mie, che ho in succinto riportate in fine della lettera precedente; se, dico, consideriamo, che la nebbia, malgrado tali e tante perdite, mantiensi tuttavia ricca di elettricità, e sempre di elettricità in più, stupir dovremo e concludere, che grande oltre ogni credere e immensa sia la copia di fluido elettrico, che i vapori condensandosi in nebbia spremono, per così dire, dal loro seno, e che per tal guisa divien ridondante.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte seconda
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 382

   





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