Non contenti quei troppo zelanti partigiani di pronosticare che si verrebbe coi così detti para-fulmini a prevenire, non che il danno, lo scoppio stesso della folgore, la sua caduta sopra l’edifizio armato e sopra i vicini; ciò che è di già troppo, ciò che l’esperienza ha contraddetto più d’una volta, non rari essendo gli esempi di fulmini che colpirono i conduttori stessi, e ne fusero le punte (senz’altro danno però, e salve tutte le parti dell’edifizio, allorchè tai conduttori erano disposti a dovere); non contenti, dico, di augurare, e prometter tanto, son iti più lungi ancora, fino a credere, o a voler far credere, che si riuscirebbe a forza di moltiplicare sì nelle città e luoghi d’abitazione, che nell’aperta campagna de’ buoni conduttori alti ed acuminati, se non a dissipare intieramente i temporali, a calmarli e ad esaurirli a segno d’impedire, con ogn’altro loro funesto effetto, la formazione ben anco della grandine. Tra i fautori di siffatti straordinarj divisamenti io non nominerò che il Sig. Bertholon, il quale in varie Memorie, altronde stimabilissime, e nella recente sua opera sull’Elettricità delle Meteore41 propone l’accennato spediente. Egli occupato della sola Elettricità, e nulla veggendo che Elettricità, ad essa tutto attribuisce, e le fa produrre non che i Temporali, le Trombe di mare e di terra, le Aurore boreali, ma le Stelle cadenti e i Bolidi e pioggie, e venti e rugiada e tremuoti ed eruzioni vulcaniche; quanti insomma v’hanno fenomeni, o puramente atmosferici, o terrestri-atmosferici: per nulla dire dell’economia vegetabile ed animale, che in altre opere particolari sopra questo soggetto egli subordina intieramente al medesimo agente, cioè al fluido elettrico; da tal fluido o troppo abbondante o scarseggiante ripetendo i varj temperamenti e le malattie pressochè tutte, le quali non dubita di classificare secondo questo suo immaginario sistema.
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