Ecco fin dove porta una voglia intemperante di generalizzare e di tutto ridurre ad una causa sola. A me piacque pur sempre di veder esteso il dominio dell’Elettricità; e mi lusingo di avervi in qualche modo contribuito colla scoperta dell’elettricità negativa prodotta dalla semplice formazione de’ vapori, e della positiva prodotta dalla condensazione e disfacimento de’ medesimi; mercè di che ho svelato, se non l’unica, certo la principale sorgente dell’elettricità atmosferica, e giunto sono a spiegare in miglior modo gli andamenti della medesima, come ho fatto vedere in parte nelle lettere precedenti, e cercherò di fare più compiutamente nelle susseguenti, piacque, dico, a me pure di veder esteso il dominio dell’Elettricità, ma non oltre i confini; siccome ora mi piace di esaltare, ma dentro i limiti, la virtù e i vantaggi de’ conduttori atmosferici, e in particolare della fiamma nel trarre giù dall’aria l’elettricità. Mi guarderò dunque bene dal dare ancor io ne’ biasimati eccessi, dal promettere mari e monti con questa mia fiamma, cioè un’immancabile intera dissipazione de’ più fieri temporali per opera di essa; dallo spacciarla qual preservativo sicuro od impedimento alla formazione della grandine, alla nascita de’ turbini ec. Dirò soltanto, ponendo di nuovo in vista la superiorità tanto grande della fiamma sopra i semplici conduttori acuminati nello spogliare di elettricità l’aria imbevutane, che se sperare qualche cosa si può riguardo allo sventare i temporali o al calmarne la furia, abbiam luogo di sperare molto più da alcuni fuochi accesi qua e là ne’ campi aperti, e meglio ancora ne’ siti eminenti, che da tutte le spranghe acuminate che mai si volessero innalzare; attesochè ciascuna fiamma eccitando una gran corrente (incomparabilmente maggiore di quel venticello elettrico che mai possa produrre qualunque punta) spoglierebbe d’elettricità in poco tempo un volume grandissimo d’aria e di vapori, il quale ne verrebbe in seguito a spogliare le nuvole cariche soprastanti ec.