Ciò mi preme tanto più, quantochè sono informato, come alcune di queste sperienze, che furono da me piuttosto accennate che descritte nella citata Appendice, non sono riuscite ad alcuni Fisici, comunque esperti, che han voluto ripeterle. Non parlo di voi, mio Signore, cui sò, che son riuscite tutte; nè delle sperienze coll’acqua, o fatta semplicemente bollire, o spruzzata sopra carboni accesi, ed altri corpi infocati, le quali son riuscite presso a poco a tutti coloro, che dietro a me ne han fatto prova; ma parlo di quelle colla sola combustione de’ carboni, che a me riescono assai bene, anzi meglio delle altre, ottenendone io de’ segni di elettricità più decisi e più sensibili; e che per difetto delle necessarie attenzioni mancano per lopiù nelle mani altrui.
La più essenziale di queste attenzioni è di moderare la combustione in modo, che non ne sorga punto di fiamma, e il men di fumo possibile. Questo fumo, e assai più la fiamma colla sua forza dissipatrice, distrugge di mano in mano quell’elettricità, che nasce dalla formazione de’ vapori. Ho spiegato, cred’io, assai chiaramente nella lettera quarta questa forza dissipatrice della fiamma; e come essa riduca tosto il corpo, o il sistema de’ corpi a cui appartiene, allo stato elettrico, o non elettrico, qual si trova, dell’aria ambiente, per via di quella rapida circolazione, che detta fiamma v’induce, e del forte riscaldamento, e rarefazione che soffrono le particelle di quest’aria portata successivamente al di lei contatto, la qual rarefazione, e vivo riscaldamento le rende deferenti.
| |
Appendice Fisici
|