Da tutto l’esposto fin quì si vede, che non v’è bisogno d’una cascata d’acqua cotanto grande e stupenda, come per nulla dire della cateratta del Reno vicino a Sciaffusa, sono quelle dello Staubbach, e del Reichenbach già nominate nel Bernese, e della Pissevache nel Vallese poco distante da Martigny; quantunque sia vero, che da tali superbe cascate si hanno de’ segni incomparabilmente più forti, e ad una distanza molto più considerabile che dalle piccole cascate: accostandosi a quelle coll’elettroscopio in mano, i pendolini, siano semplici paglie, o siano fili d’argento con pallottoline di sovero, si aprono quanto mai possono, e giungono a toccare le pareti della boccetta, se essa non è molto larga. Inoltre codesta elettricità non è di semplice pressione, ma viene realmente infusa nell’elettroscopio, ancorchè sprovveduto della fiamma, e fino della verga acuminata: distruggete, mediante il toccar col dito il suo cappelletto, distruggetela cotal elettricità da lui acquistata; ritirato il dito, ecco che rinasce all’istante. Soffiava un vento assai forte allorquando (era il giorno 8 dell’ora scorso Settembre) io visitai l’ultima delle cascate soprannominate, cioè la Pissevache, che è la più stupenda di quante io m’abbia visto; il qual vento gettava contro la montagna la pioggierella fina, e il fumo o nebbia involgente. Ciò non ostante l’elettricità (negativa al solito) si facea sentire a più di 100 passi di lontananza, fin sul gran cammino, dove non arrivavano nè le gocciole, nè la nebbia, in modo almeno che fossero percettibili.
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