Per cominciare dalle osservazioni che fanno contro al preteso elettrizzamento de’ vapori per confricazione, dirò, che non si sa intendere come nelle nostre sperienze l’apparato evaporante isolato abbia sempre ad elettrizzarsi in meno, di qualunque materia esso sia, e di qualsivoglia specie il corpo impostovi che sfuma in vapori. E perchè ha da toccare sempre ai vapori di elettrizzarsi in più; ne ha mai da variare l’elettricità, variando lo stropicciamento? Non accade già così colle raschiature, le quali sortono elettrizzate dallo stropicciamento in più o in meno, secondo che son esse varie di specie, e varj i corpi contro cui si strofinano o da cui si spiccano; e sogliono anche per delle circostanze talvolta impercettibili cangiare dal positivo al negativo. Or come va, che tutti i vapori, per quanto diversi essi sieno, quelli cioè dell’acqua, dello spirito di vino, dell’etere, degli olj, le emanazioni del carbone che brucia ec., come va, dico, che tutti questi vapori sian sempre quelli, che in virtù dello stropicciamento debbano contrarre l’elettricità di eccesso, obbligando ad elettrizzarsi costantemente per difetto, ferro, e rame, e argento, e porcellana, e vetro, e legno, e carbone, e acqua, e aria, quanti in somma son corpi, da cui si staccano, e contro cui si soffregano detti vapori nel sollevarsi in alto? Come non succede mai il contrario, di elettrizzarsi cioè tali o tali altri vapori in meno, e tale o tal altro corpo, contro cui si stropicciano in più?
L’unico caso del ferro e del rame, che tocchi dall’acqua allorchè sono roventi si elettrizzano in più, non toglie la difficoltà: è questo un caso particolare, un fenomeno complicato, il qual riceve più d’una spiegazione, come ho fatto osservare nella lettera precedente; e che lascia sussistere in tutta la sua universalità il fatto primario, cioè che ogni e qualunque evaporazione per se stessa porta via del fluido elettrico all’apparato evaporante.
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