De Luc in più luoghi dell’opera citata, quantunque dica, che di pochi gradi solamente suol essere il freddo sotto il punto della congelazione, in tempo di nebbia, o di ciel coperto. Ma a che giova recare delle autorità, se ognnno è a portata di far simili osservazioni in tempo d’inverno?
Non v’è dubbio: perchè la nebbia possa agghiacciarsi in aria, e formare i primi stami, le prime stellette, indi i fiocchi di neve, vuol essere presa da un freddo molto più intenso che non è quello della semplice congelazione dell’acqua, o quello che mantiene la neve e il ghiaccio già formati. Non è raro di vedere nel cuor dell’inverno le nebbie, quando basse fin sul suolo, quando a mezza montagna o verso la cima, mantenersi de’ giorni intieri, non che molte ore, tuttochè regni una temperatura di 4, 6 e più gradi sotto il punto della congelazione. Allora i rami degli alberi e delle siepi, le erbe, i pagliaj, le tettoje, e fino i capelli e i lunghi peli degli animali incanutiscono, coprendosi di quella specie di brina, che i Francesi chiamano givre, e noi nebbia gelata. „Se il grado di calore dell’aria (dice il Sig. De Luc)83 prima della formazione delle nebbie è stato lungo tempo al di sotto del punto della congelazione, talchè i corpi solidi abbian perso molto del lor calore; o se le nebbie non sono abbastanza calde per far cessare il gelo, esse formano allora il givre, che si osserva particolarmente sugli alberi e sulle fratte in campagna. Le nebbie si condensano e si congelano successivamente sopra questi corpi, e con siffatta successione producono una sorta di filagrana molto bella a vedersi, tanto in massa, quanto contemplandola minutamente„. Presenta ella infatti una cristallizzazione più o men regolare, e delle figure elegantissime.
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