Era necessario premettere queste cose intorno alla formazione della neve, volendo parlare di quella della gragnuola, e spiegarne il meccanismo; essendochè il principio di questa, il suo primo rudimento, è la neve stessa. Infatti nel centro di ogni grano di grandine si trova un nucleo di neve, riconosciuto per tale dall’istesso Sig. De Luc, e da tutti i fisici, che l’hanno bene osservato: un nucleo men trasparente, bianchiccio, assai più raro e soffice del resto, che forma la crosta dura e compatta. In somma si vede, e si tocca, che questa scorza è ghiaccio solido cristallino, e quel nucleo centrale vera neve spugnosa. L’occhio solo già lo indica presentando quella piccola massa opaca nel centro: ma basta spaccare il grano di grandine, per accertarsene anche col tatto.
Or dunque quel freddo eccessivo superiore alla semplice congelazione dell’acqua, che abbiam mostrato necessario a congelare i vapori vescicolari liberi e nuotanti, per formarne neve, sarà richiesto ben anche per produrre la gragnuola, i cui grani contengono, ed hanno per prima base ossia radice l’anzidetto nucleo nevoso; anzi di un freddo viepiù intenso farà d’uopo, acciocchè cotai fiocchi di neve possano gelarsi altr’acqua d’attorno, e rivestirsi di quella più o men grossa crosta di ghiaccio solido, che finisce di dar corpo a ciascun grano di grandine, come s’è accennato. Considerando la qual cosa; e risovvenendoci soprattutto del calor latente, che si libera in virtù e all’alto della congelazione, onde si rattempera assai l’eccessivo freddo dell’ambiente, come poco sopra abbiam fatto osservare, non parrà già troppo, se dico, che richiederebbesi a tal uopo una regione ove il freddo fosse di 12 o 15 gradi più forte del 0. R.
| |
Sig Luc
|