Or alla maggiore di queste altezze, col calcolo ancora di un grado di raffreddamento ogni 80 tese solamente, abbiamo 8 in 9 gradi R. di temperatura inferiore a quella che nelle ore estive più fervide soffriamo alla pianura e ne’ luoghi bassi; la qual temperatura non è rado che sia + 22 o 24 gradi, e giugne anche quì tra noi a 26, 27; ed è allora, appunto quando diventa il calore cotanto affannoso, che si preparano i più terribili temporali. Come faremo pertanto con quella temperatura di 13 fino a 18 o 19 gradi sopra il 0.; che regna naturalmente nella mezzana, per non dir bassa regione d’aria, in cui si trovano le nubi temporalesche, come faremo ad agghiacciare queste nubi, onde fabbricare la grandine; se, come abbiam mostrato di sopra, neppure la temperatura di 0. può bastare, ma ce ne vuol una di 12 o 15 gradi sotto tal punto?
Che se dunque (ecco la final conclusione) il freddo proprio di quella regione, in cui si formano e spasseggiano le nubi grandinose, non è di gran lunga bastante all’uopo, non giungendo esse molte volte neppure all’altezza della inferior linea nivale, ed osservandosi che al di sopra di tali nubi zeppe di gragnuola se ne trovano altre molte di acqua o vapori non gelati, che profondono appresso la caduta della grandine lunga pioggia; se, dico, il freddo naturale e proprio di quella poco alta regione, che occupano le nubi grandinose, non basta da se solo, richiedendosene uno molto più intenso, sarà mestieri ricorrere a un freddo avventizio, che operi quello straordinario e mirabile agghiacciamento.
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