Ma ciò non basta: giacchè facendo venire l’aria anche da sì strana altezza da 5 miglia italiane, o più, è facile comprendere, che quest’aria scendendo pian piano, (che già non può un sì gran volume scendere a un tratto, e precipitare con furia), verrà mano mano a perdere di quel suo freddo eccessivo, e ad attemperarsi colle regioni men alte, fino a quella che occupano le nubi del temporale, ossia le nubi che hanno da convertirsi in grandine. Or se coteste nubi temporalesche e grandinose trovansi alte da terra non più di un miglio, o meno, p. e. 800 tese o 600 solamente (come accade spesso ne’ temporali bassi, in quelli che da chi trovisi in vetta d’una delle nostre montagne non altissime si contemplano sotto a’ suoi piedi); se ivi, all’altezza cioè del temporale, la temperatura in quel giorno e in quell’ora sia + 13 o 14 gradi R., qual esser deve, giusta le sopra riferite osservazioni di Saussure, allorquando vicino a terra si hanno + 21 o 22 gr. (caldo ordinario delle nostre estati nelle ore circa il mezzodì); quanto mai non perderà dell’originario suo freddo quell’aria proveniente da una regione 4 miglia più alta, o davvantaggio, compiendo un sì lungo tragitto per regioni gradatamente più calde, da — 12 o — 15 gr. cioè, fino a + 13 o + 14? Ben si vede, che sarà molto, se arrivi al fine colla temperatura di zero o di — 1. o — 2: il qual freddo è ben lungi che basti a conglaciare i vapori, e a formare la grandine.
A quest’effetto di conformarsi in neve prima, indi in grandine, abbiam detto e dimostrato con evidenti ragioni, e giova pure ripeterlo, che denno i vapori vescicolari delle nubi venir sorpresi da un freddo almeno di — 12 gr.
| |
Saussure
|