R. Se così è, converrà dunque andar a prendere quell’immenso volume d’aria, che dee involgerli ed agghiacciarli, ad un’altezza molto maggiore ancora delle 3 o 4000 tese, a tale cioè, che il freddo che vi regna sia altri 12 o 15 gr. più forte, vale a dire per lo meno — 25; onde rimanga essa aria in fine dell’indicato tragitto — 12 o — 15: e quest’altezza, quando il calor quì basso arrivi a + 25 gr. non può essere minore di 5000 tese, stando al calcolo del raffreddamento di 1 grado per ogni centinajo di tese. La qual proporzione, se è vero, come non si può a meno di convenirne col Sig. di Saussure, che più non ha luogo oltre una certa altezza, in maniera che sopra le 3000, 4000 tese decresca il calore di un grado non più ogni 100 tese ma ogni 125 solamente, e sempre a maggiori intervalli, secondo che più alto si progredisce, finchè si arriva a quella distanza in cui la temperatura può considerarsi eguale in tutto il resto dell’atmosfera e degli spazi interplanetari86, chi sa dire quanto più alto ancora si dovrà andare per trovar aria della temperatura richiesta, cioè di — 25 gr.? Certo più di 6, 7 o 8000 tese, che vengano a 7, 8 e più miglia.
Domando adesso, s’egli è credibile, che da una sì spaventosa altezza scenda di posta un pezzo di atmosfera, una gran massa d’aria, per posarsi indosso alle nubi, che sono o vanno a diventare temporalesche, e a formare grandine: tanto più che non si scorge, nè immaginare si può alcuna causa, la quale turbi siffattamente l’equilibrio dell’atmosfera, che uno strato d’aria della più sublime regione abbia a sprofondare negli strati inferiori fino alla regione di cotesti nostri bassi temporali: di quelli voglio dire, che si formano sulle nostre teste o entro le valli e gole de’ monti, men alto d’un miglio; eppur ci portano la grandine.
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Sig Saussure
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