Ad ogni modo io non posso dubitare, che la grandine abbia per prima origine dei fiocchi di neve, che traversano la nube nel cadere: ciò che mi fa congetturare, ch’essi si formino verso l’alto della nuvola medesima, mercè di un raffreddamento subitaneo, che tiene a qualche causa chimica„.
Lasciando per ora da parte l’idea di questa causa chimica, intorno a cui diremo qualche cosa in appresso, ecco come anche il Sig. De Luc, dopo aver riconosciuto che la natural temperatura dell’aria a quella mediocrissima altezza, a cui si formano, se non tutti, molti de’ temporali grandinosi, manca assaissimo dall’esser tanto fredda, quanto fa bisogno per agghiacciare i vapori, ricorre, non più all’immaginario espediente di far venire dalle altissime regioni superne in grembo alle nubi temporalesche della neve fredda all’eccesso, come opinò un tempo, e molti per avventura opinano ancora; bensì ad un freddo accidentale ed avventizio, che sorprende una parte di codeste nubi; come noi pure crediamo (chiamandolo freddo avventizio, benchè prodotto da una causa presente e locale, per significare ch’esso è un freddo non naturale a quella regione d’aria, e che non compete per ragion di semplice altezza alle nubi che vi covano, ma lor sopraviene, o a dir meglio evvi eccitato per estranea causa). Infatti non vi è altro partito da prendere, e a questo conduce tutto quello che son venuto diffusamente mostrando in questa lettera, e che mi giova di quì ricapitolare, ristringendolo alle seguenti proposizioni.
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Sig Luc
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