Conviene dunque di necessità ricorrere ad una causa non rimota, ma presente, che produca tal freddo accidentale, di tanti gradi quant’è richiesto a togliere non solo i 10, 12, 15 gradi di calore proprio alla regione ove son congregate le nubi temporalesche, ma a indurvi una temperatura di altrettanti gradi inferiore al punto della congelazione; se pur anche basta: ad una causa, dico, convien ricorrere, che ve lo produca ivi proprio quel gran freddo, non che ve lo porti da lontano.
Tutte queste asserzioni, io mi lusingo di averle bastantemente provate, sicchè niun vorrà più contrastarmele. Resta pertanto ad investigare quale esser possa cotesta causa produttrice di un tanto freddo nelle nubi temporalesche, ed ivi proprio presente. Noi non andremo già a cercarla in quelle immaginarie particole frigorifiche, che furono un tempo di moda, ed ora sono sbandite affatto dalla fisica, come neppure in non so quali dissoluzioni saline, e fermentazioni fredde, che senza fondamento si sono tirate in campo, non presentandoci tanto la grandine quanto le pioggie temporalesche niente dei pretesi sali, ma semplice e pura acqua. L’Autore di una bella Memoria sulla grandine inserita nel 1.o tomo dell’Accademia di Digione 1769 il Sig. Barberet, si vale moltissimo di questi supposti sali ed effervescenze fredde; alla qual idea però, siccome ad alcune altre che presenta questa dissertazione, oppone molte valide ragioni il Sig. Morveau in una lettera al Sig. Gueneau di Montbeillard riportata nel Giornale di Rozier91. Alcuni altri dopo si sono argomentati di sostenere contro le obiezioni di Morveau cotal idea delle particole saline produttrici del freddo, e dell’agghiacciamento delle nubi temporalesche; ma le loro ragioni non sono che sottili ripieghi, invenzioni ingegnose, e punto non appagano92: ma sarebbe tempo perso, se volessimo trattenerci a confutare coteste idee affatto insussistenti.
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