Di tali viste parte veramente luminose, e parte troppo sublimi, e piuttosto lavori di una bella immaginazione che altro, è piena codesta novella sua opera, siccome pure di dubbi, molti invero sensati e giusti, altri troppo sottili e ricercati, sulle spiegazioni che soglion dare i Fisici, e ch’egli medesimo avea date nella prima Opera Rech. ec. de’ più comuni fenomeni meteorologici, quali sono la formazione delle nubi, della pioggia ec. ma lasciando che altri giudichino meglio di un’Opera cotanto interessante, e particolarmente voi, mio Signore, da cui bramo molto intendere, cosa ne pensiate; e lasciando pure che si denomini fisica o chimica, come più aggrada, quella spiegazione o questa (lochè poco importa, purchè compaia fondata, e conforme ai fenomeni della Natura) torniamo alla nostra, che credo tale, e che è tratta da ciò che più conosciamo degli effetti dell’evaporazione.
Io dunque ripeto il fenomeno, che abbiam mostrato di sì difficile spiegazione, cioè il grande, il massimo raffreddamento, il quale opera quella prodigiosa conglaciazione de’ vapori in certe nubi temporalesche, che li trasforma in fiocchi di neve, indi in grandine, lo ripeto da un’evaporazione straordinariamente rapida e copiosa, cui van soggette non dirò tutte, ma alcune delle nubi temporalesche, quelle appunto che diventan grandinose: da un’evaporazione promossa insignemente dall’aria secca superiore; dalla viva azione de’ raggi solari, onde vengono quelle nuvole investite; e dalla valida elettricità, che le anima: da quell’evaporazione in somma, il cui giuoco ho tirato già in scena, e ho fatto tanto valere nella lettera precedente riguardo al distruggere che essa fa l’elettricità per eccesso di certe nuvole che divengon giusto temporalesche, e ridurle fino alla contraria per difetto.
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