Io non intendo di far carico al Sig. Morveau di queste mancanze: al tempo che scriveva la citata Memoria non era ancora conosciuta, o almeno adottata la dottrina del calor latente, stabilita primariamente dalle sperienze di Black e di Wilke, e oggigiorno comunemente abbracciata; nè conoscevasi la vera costituzione dei vapori, e la distinzione in elastici e vescicolari. Sapevasi soltanto, che l’evaporazione produceva freddo: del qual fenomeno se ne davano varie spiegazioni, ma niuna soddisfaciente. L’Accademico di Digione stando puramente al fatto, concepì felicemente, che questa evaporazione sofferta anche dalle nubi, e promossa massimamente dall’elettricità onde ridondano le temporalesche, potea produrvi un molto maggior freddo di quello che hanno per se stesse, fino al segno di formarne pezzi di ghiaccio. Ecco tutto quello che su questo punto avanza nella sua Lettera. Non sembra neppure ch’ei cerchi di far produrre all’evaporazione un freddo così grande, come lo vogliam noi, credendo forse quello di 0. R., o poco più sufficiente all’uopo. In somma, confrontando la sua colla nostra spiegazione, si potrà giudicare di quanto egli è rimasto addietro; e se, accordando io d’essere stato in qualche parte prevenuto, posso nulla meno sostenere che la spiegazione da me oggi prodotta, e per i principj su cui è fondata, e per tutto l’edifizio che vi pianto sopra, di cui parte ho esposto, parte esporrò nelle successive lettere, è spiegazione tutta mia.
Sono, mio Signore, ec.
SOPRALA GRANDINE
| |
Sig Memoria Black Wilke Accademico Digione Lettera
|