MEMORIADIVISA IN TRE PARTI
     
     
      PARTE PRIMA.94
      Nunquid ingressus es thesauros nivis, aut thesauros grandinis aspexisti? Job. c. 38. v. 22.
     
      Molte sono le difficoltà che si presentano al Fisico, il quale si accinga a voler spiegare la formazione arcana della grandine, l’ingrossamento mirabile de’ suoi grani, la sospensione de’ medesimi in aria fino alla rovinosa lor caduta, ed altri fenomeni che la precedono, e l’accompagnano. Non così astrusa è la spiegazione de’ temporali non grandinosi, dell’elettricità che ne è in parte l’origine e in più gran parte l’effetto, prodotta cioè dal rapido condensamento di grande copia di vapori, in folti ed atri nuvoloni; di quell’elettricità che in un modo o nell’altro vi domina più o meno strepitante, e variabile non solo nell’intensità, ma nella qualità pur anco passando da positiva ossia per eccesso, in negativa ossia per difetto, o da negativa in positiva a più riprese, e vicende; delle scariche di tal elettricità con lampi, tuoni, e fulmini; degli scrosci di pioggia, che sogliono a questi succedere ec.: non tanto astrusa, dico, è la spiegazione di tutti questi fenomeni insieme, onde sono stipati tutti, più o meno, i temporali, quanto quella di un’altro sintoma più disastroso che ne accompagna alcuni solamente, cioè la grandine95.
      Si domanda in primo luogo, onde è prodotto il freddo eccessivo che giunge ad agghiacciare le nubi apportatrici di gragnuola, le quali non compajono già molto alte; anzi sembrano essere delle più basse, e che ravvisansi, qualche tempo prima della fatale scarica, di un color cinericcio tirante più o meno al chiaro, andar vagando e come raminghe sotto il telone scuro dell’altre nubi che coprono il cielo.