Girata una certa chiave o galletto, per cui schizza acqua ed aria a un tempo con grande impeto, e si sparpaglia quella a maraviglia; e presentato di contro a cotale pispino spruzzante, un cappello, un fazzoletto, o simile, questo in breve riman coperto di una crosta di ghiaccio, grossa più d’una linea. Eppure chi ’l crederebbe? L’acqua rinchiusa coll’aria nel recipiente, prima che ne esca, non è molto fredda, anzi ha la temperatura comune, cioè di 8 in 10 gradi Reaum., giusta quanto riferì l’ex-Gesuita Poda, vecchio professore di meccanica a Schemnitz, al suo consocio Herbert già professore di fisica a Vienna: intorno a che può vedersi la bella operetta di quest’ultimo Dissertatio de igne stampata nel 1773, ove trovasi pur anche la descrizione della macchina colle figure. Quale dunque e quanta debb’essere l’evaporazione di quel getto d’acqua tramescolato d’aria, quale e quanto il freddo ivi prodotto, se arriva a congelare tanto prontamente un cumolo di gocciole d’acqua dianzi temperata!
      Applichiamo quest’esempio ad una nuvola la qual soffra un’egual evaporazione, o poco minore, e non vi sarà più difficoltà a concepire che possa del pari congelarsi qualche sua parte, quella cioè che vi si trovi più dell’altre soggetta ovvero contigua al torrente, dirò così, di vapori elastici, che l’aria secca, il sole, e l’elettricità ne fanno sgorgare. Anche questa nuvola è formata di gocciole d’acqua tramescolate all’aria; il che favorisce di molto la risoluzione delle medesime in vapore elastico, come nel zampillo quì sopra descritto: anzi non essendo quelle altrimenti goccie piene, ma sferette cave minutissime, formate di una pellicola d’acqua estremamente sottile, quali sono tutti i vapori delle nebbie, e delle nuvole, detti perciò vapori vescicolari, trovar si deggiono assai più disposte a subire una tal compita vaporizzazione.