Per le quali circostanze tutte anche senza il getto violento, e l’urto contro l’aria, che ha luogo per quell’acqua che spiccia fuori sparpagliandosi dalla macchina sovrindicata, può l’ammasso di tali vescichette o palloncini cavi, formante la nuvola di cui si tratta, non già denso ma più o men raro, su quella faccia massimamente ch’è rivolta all’alto verso l’aria più secca, e guarda il sole, può dico quest’ammasso e svaporare e congelarsi al pari di quel getto maraviglioso. Se poi i vivi raggi solari assorbiti dall’atra nube medesima, oltre al riscaldarla forte e più o men profondamente, le muovano d’attorno delle correnti d’aria secca, le quali, o blande la lambiscano e la rimescolino soltanto in parte, o violente la solchino più addentro, la sferzino e la straccino fin anche; chi negherà che possa la congelazione, effetto dell’evaporazione ivi per tanti mezzi promossa e sollecitata, non che uguagliare, superare quella, che presenta la macchina di Schemnitz?
Insisto molto sulle circostanze dell’aria secca al di sopra della nuvola che va a farsi grandinosa, e del sole che la investe; perchè credo che grandemente favoriscano l’evaporazione della medesima; tanto la favoriscano e la promovano, che senza di esse non possa per avventura mai essere così pronta e copiosa da agghiacciare ne’ tempi caldi un intiera nuvola, e neppure la corteccia di essa.
E primieramente se l’aria che cova sopra la nuvola non è secca, potrà ben questa svaporare, ed anche abbondantemente, ove il sole la percuota; ma non si sarà appena sollevato il vapor elastico, che riuscendo sovrabbondante in quell’aria già quasi satura, tornerà a condensarsi ed a riprendere la forma di vapor vescicolare nebuloso.
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Schemnitz
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