D’altra parte volendo supporre che s’ingrossino a tal segno detti grani da principio minutissimi, e vadano rivestendosi di nuove e nuove croste di ghiaccio, durante la loro caduta (come la più parte de’ fisici hanno avanzato senza prove, e per non saper che dire di meglio) da quale prodigiosa altezza non dovrebbero essi cadere per aver tempo di far ciò? Giusta le migliori osservazioni, la più grande altezza, a cui si trovino mai de’ nuvoli, non va a 6 miglia italiane. Ora un grano di grandine, supponiamolo cresciuto già alla grossezza di un cece quando comincia a cadere (senza prenderci briga di spiegare come abbia potuto restar sospeso fino a questo punto), un tal grano abbastanza pesante ha ben tosto percorso col moto accelerato di gravità questo spazio di 6 miglia; nel che impiegar appena potrebbe con tutta la resistenza dell’aria, un minuto primo96. E come mal dunque in sì breve tempo crescer potrebbe egli a forza d’incrostazioni successive alla grossezza di una noce, e fino di un uovo di gallina, essendosi pur veduti talvolta de’ grani di tal grossezza? Che poi se le nubi temporalesche non siano neppure delle più alte, come infatti si osserva che non lo sono97, e se più basse anche dell’ordinario sian quelle dinotate appunto per nuvole gravide di gragnuola, come abbiam fatto fin da principio rimarcare?
Eccoci pertanto costretti a supporre che la grandine, durante la sua formazione, ed anche bella e formata, si sostenga pensile nell’aria, non uno od alcuni minuti, ma delle ore per avventura; tanto tempo cioè, quanto ve ne vuole, perchè giungano i suoi grani a forza di nuove incrostazioni a quell’ingrossamento, che veduto abbiamo che acquistano.
| |
|